Hai aperto la partita Iva da un po’ nel regime forfettario e ti stai abituando alla gestione della tua attività in proprio. Fin qui tutto bene, ma ogni tanto alcune parole si affacciano con insistenza tra i tuoi pensieri ed è arrivato il momento di digitarle con decisione su Google: “scadenza tasse forfettario”. Ebbene sì, capire come funzionano le scadenze fiscali è fondamentale per non temere più del dovuto il versamento delle tasse e arrivarci senza colpi di scena. Che tu abbia aperto partita Iva da un paio di mesi oppure da più di un anno, “subito” è il momento migliore per fare chiarezza e non lasciarsi cogliere di sorpresa.
In questo articolo vedremo:
- quando si pagano le tasse nel regime forfettario
- come si calcolano le imposte e i contributi sul reddito imponibile
- quando si pagano i contributi previdenziali
- come si pagano le tasse
Quando si pagano le tasse nel regime forfettario?
Solo nel primo anno di attività in regime forfettario non dovrai effettuare versamenti, perché presenterai la prima dichiarazione dei redditi l’anno successivo (per precisione: il primo anno di attività finisce il 31 dicembre). Ad esempio, se hai aperto la partita Iva nel 2024, inizierai a versare l’imposta sostitutiva a partire da giugno 2025. Se invece la tua partita Iva in regime forfettario è attiva dal 2023, a giugno 2024 dovrai presentare la dichiarazione dei redditi, per poi versare il saldo e gli acconti dell’imposta sostitutiva.
Questo vuol dire che durante il primo anno di lavoro con partita Iva, non avrai la percezione immediata delle scadenze fiscali: sì, da un lato è una buona notizia, perché potrai “avere un po’ di respiro” mentre prendi confidenza con la gestione, dall’altro ti consiglio di prepararti per l’anno successivo, perché nel frattempo potresti ritrovarti a spendere anche i soldi che invece dovrai versare.
Nel regime forfettario paghi le tasse sul reddito imponibile, cioè la somma che si calcola moltiplicando gli incassi per il coefficiente di redditività, ovvero una percentuale che è associata al tipo di attività che svolgi e che dipende dal Codice ATECO con cui è classificata la tua partita Iva.
Ad esempio, se il coefficiente di redditività associato al tuo Codice ATECO corrisponde al 78% e nel corso dell’anno 2023 hai incassato 30.000 euro, il tuo reddito imponibile sarà 23.400 euro (ovvero 30.000 x 78%).
Le tasse sul reddito imponibile nel regime forfettario corrispondono al 15% (oppure al 5% solo per i primi 5 anni di attività della partita Iva e solo nel rispetto di alcuni requisiti).
Riprendiamo l’esempio di prima: non rientri nella riduzione al 5%, quindi con l’imposta al 15% dovrai pagare 3.510 euro (23.400 x 15%).
Una volta presentata la dichiarazione dei redditi e calcolato quando dovrai pagare, le scadenze da rispettare per le imposte sono:
- 30 giugno
- 30 novembre
Il 30 giugno dovrai versare:
- il saldo dell’imposta sostitutiva dell’anno precedente (2023)
- il primo acconto dell’imposta sostitutiva dell’anno in corso (2024)
L’importo da pagare a giugno può essere suddiviso in rate mensili.
Il 30 novembre dovrai versare:
- il secondo acconto dell’imposta sostitutiva dell’anno in corso (2024)
In questo caso l’importo non può essere rateizzato e va pagato per intero alla scadenza.
Se ti stai chiedendo cos’è l’acconto e perché è previsto, è un anticipo su quello che sarà il “dovuto” per l’anno in corso. Non sono imposte e contributi sui redditi che hai già prodotto, quindi, ma su quelli che stai producendo. Si paga perché è un obbligo previsto per legge, ma anche per comodità. Se l’idea dell’acconto ti disturba, vedila così: è un modo per non ritrovarti a pagare una somma molto alta a giugno dell’anno successivo, quando ormai saranno passati un bel po’ di mesi dal momento dell’incasso di quello che stai fatturando. Pensa che in questo modo potrai versare una parte dei soldi delle tasse finché li hai pronti (soprattutto se non hai l’abitudine di accantonare in modo sistematico durante l’anno).
Gli acconti delle tasse si possono calcolare secondo due metodi: storico o previsionale.
Il metodo storico, quello più “sicuro”, si basa sulla dichiarazione dell’anno precedente: sul totale di quell’importo si calcolano gli acconti (50% primo acconto a giugno e 50% secondo acconto a novembre).
Il metodo previsionale, invece, è un po’ più rischioso, perché bisogna prevedere in modo piuttosto preciso quale sarà il reddito con cui chiuderai l’anno in corso. Ѐ più rischioso perchè – oltre a richiedere delle doti di chiaroveggenza o una sfera di cristallo – se si versa meno di quello che poi risulterà dovuto, sono previste delle sanzioni per aver pagato un importo più basso. (Personalmente uso il metodo previsionale solo in casi davvero specifici, per evitare sanzioni future).
Quando si pagano i contributi previdenziali?
Oltre alle imposte, chiunque abbia un reddito da lavoro autonomo è tenuto a versare i contributi. Ѐ obbligatorio per legge, certo, ma è anche il sistema che garantisce alcuni diritti a chi lavora: pensione di vecchiaia, congedo di maternità o paternità, pensione di invalidità o altre prestazioni a sostegno in caso di necessità. Inoltre i contributi previdenziali sono deducibili dal reddito: versarli è un po’ meno doloroso, perché sai che andranno ad abbattere l’importo su cui si calcolano le imposte del regime forfettario.
Per chi ha partita Iva, esistono queste distinzioni:
- Professionisti iscritti a un Albo professionale con una Cassa previdenziale privata
- Professionisti autonomi non iscritti a un Albo professionale → “Gestione Separata” INPS
- Artigiani e commercianti → “Gestione Art-Com” INPS
I professionisti iscritti a un Albo professionale (ad esempio architetti, avvocati, psicologi, ingegneri, ecc.) seguono le scadenze e gli importi stabiliti dalla Cassa di appartenenza.
I professionisti in Gestione Separata versano i contributi all’INPS insieme alle imposte a giugno e novembre (dopo aver calcolato il dovuto nella dichiarazione dei redditi). Con la Gestione Separata i contributi previdenziali sono calcolati in percentuale sul reddito imponibile e non ci sono importi fissi: ad esempio, se il fatturato dell’anno è zero, non pagherai alcun contributo.
Gli artigiani e i commercianti in Gestione Art-Com versano all’INPS 4 rate trimestrali, dovute a prescindere dal fatturato, e un eventuale conguaglio con la dichiarazione (insieme alle imposte, quindi sempre a giugno e a novembre).
Torniamo all’esempio di partenza: hai una partita Iva in regime forfettario con Gestione Separata per i lavoratori autonomi. La percentuale per i contributi nel tuo caso è il 26,07% sul reddito imponibile, quindi 6.100,38 euro (23.400 x 26,07%) che aggiungerai alle imposte tra giugno e novembre.
Se hai una partita Iva in Gestione Art-com, il calcolo dipende molto dal tuo reddito imponibile. Se il reddito annuale è inferiore a 18.415 euro pagherai solamente le rate fisse trimestrali, senza versare altro con la dichiarazione dei redditi. Sopra il limite dei 18.415 euro, invece, le cose cambiano: è dovuto, sulla differenza con il reddito imponibile, il 24% per gli artigiani e il 24,48% per i commercianti.
Come si pagano le imposte e i contributi?
La modalità di pagamento delle tasse è il temuto Modello F24, proprio lui, con cui è possibile versare le imposte e i contributi.
Chi ha una partita Iva ha l’obbligo di presentare il modello F24 per via telematica:
- attraverso l’area riservata dell’Agenzia delle Entrate (se nell’F24 risultano anche importi “a credito” utilizzati in compensazione, cioè da versamenti precedenti)
- attraverso la procedura online della tua banca (solo se l’F24 non contiene importi “a credito compensati”).
Conclusioni
A questo punto abbiamo fatto un riepilogo “tasse e adempimenti” da tutti i punti di vista: le scadenze per le imposte, quelle per i contributi, gli F24. Se hai le idee più chiare e qualche conteggio più preciso in mano, ma l’idea di gestire le scadenze fiscali in solitaria ti preoccupa lo stesso, sono qui anche per ricordarti che puoi scegliere un*commercialista online che ti aiuti a ridurre i grattacapi, a non commettere errori che possono costare cari e a non sentirti in difetto se fai un’altra domanda per capire meglio qualcosa.